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Casa delle Associazioni, Ricadi (VV)
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RICADI ARCHEOLOGICA, parte seconda

A cura del Prof. Agostino Gennaro

I luoghi della memoria.

RICADI ARCHEOLOGICA, parte seconda

2-LOCALITÀ SANTA MARIA – RICADI.
Il territorio in località S. Maria di Ricadi, adiacente alla punta estrema di Capo Vaticano già descritta, non rimane occupato solo da insediamenti di origine protostorica”, ma nel VI sec. a.C., quasi a sancire il controllo di Hipponion sull’intero promontorio del Poro, sorge il centro greco di Torre Santa Maria la cui occupazione risale già all’inizio di detto secolo. Nell’insediamento di Torre Santa Maria (Ricadi), alle ben più labili tracce del VI sec. a.C. s’impone una più massiccia frequentazione a partire dal V sec. a.C.
Non è da trascurare che l’insediamento di Torre Santa Maria di Ricadi sia occupato all’inizio del VI sec. a.C. rivelandosi il primo sito di rilievo occupato ex-novo dai Greci di Hipponion nella chora.
Per la scelta dell’insediamento influì sicuramente il suo posizionamento nei pressi di un promontorio sull’ estremità occidentale del Poro, dotato, per di più, di due insenature adatte all’approdo. La scelta di questa località rafforza maggiormente l’ipotesi che le finalità della fondazione di Hipponion non si esaurissero nel solo incremento del terreno agricolo, ma fossero anche di carattere commerciale e militare.
Gli insediamenti, dal V secolo a.C., sorgono principalmente sulle colline e i pianori antistanti la costa in difformità rispetto al passato: gli abitati indigeni esistenti all’arrivo dei Greci erano situati quasi sempre sul vasto pianoro dell’ altipiano del Poro o sui rilievi immediatamente vicini ad esso. In età precedenti erano già stati scelti insediamenti con caratteristiche simili a quelli usati dai Greci, ma dovevano risultare, nella maggior parte dei casi, abbandonati da secoli.
Scrive Pasquale Russo: “Nel 1975 la soprintendenza archeologica di Reggio Calabria ha aperto un cantiere sull’acrocoro che domina la baia di santa Maria e ha rilevato un sito del secolo VI a.C. e una vasta necropoli. Dagli scavi emerse che gli insediamenti indigeni già esistenti nel territorio erano stati occupati con la creazione di capisaldi strategicamente importanti come quello situato a Torre Santa Maria con strutture abitative e muri di terrazzamen¬to che si rivela come il primo sito di rilievo occupato dai Greci di Hipponion nella chora all’inizio del VI secolo a. C. e dove si impose una più mas-siccia frequentazione a partire dal V secolo a. C. rispetto a quella più labi¬le del VI secolo a.C.6. «C’è una relazione evidente tra la definizione poe¬ta a come corno della punta del promontorio (la roccia di Ipponio) che forma il limite meridionale del golfo Lametino in Licofrone e la denominazione corno d’Amaltea del sito cui fa riferimento il biografo di Agatocle […] l’abbondanza di alte pareti di rocce dai colori più vari e di grotte utilizza¬bili come accoglienti dimore, perché illuminate dal sole e pervase dal pro¬li uno intenso e duraturo di fiori e piante circostanti […] la decantata bel¬lezza naturalistica del luogo […] lo scenario richiamato dalla descrizione diadorea a buon diritto orientano a localizzare il Como d’Amaltea del terri¬torio ipponiate nella zona di Tropea-Capo Vaticano, rinomata proprio per la suggestione del paesaggio […]. Esistono sul promontorio e nei pressi di Tropea le condizioni ambientali per localizzare in tale area quel luogo non lontano da Ipponio indicato da Duride come Corno d’Amaltea7. Perciò «non deve sfuggire il significato di potenziamento del controllo della navigazione nel tratto più meridionale delle rotte tirreniche |…| ultimo baluardo per bloccare incursioni di pirati etruschi |…] una postazione di vedetta e/o un luogo fortificato sul promontorio del Poro per impedire o segnalare tempestivamente l’accesso di navi nemiche all’area dello Stretto».

S. Maria

Insediamento (II secolo a. C. V secolo d. C.) in villa di epoca romano-imperiale con annessa necropoli, strutture riconducibili ad uno attracco portuale e magazzino per lo stoccaggio delle merci.
Si segnala, inoltre, il ritrovamento di vasi lacrimali, lucerne, lapidi di grossi mattoni, maschere, monete, anfore a due anse, sopra una delle quali impresso il nome dell’antica città marinara di Velia «VELEI», terminanti a punta e destinate a conservare uve, miele ma soprattutto il soave vino dei colli appena travasato dai tini, le tegole con la iscrizione «CHATILICE» che servivano per coprire le tombe, i ruderi di costruzioni in blocchi rinvenuti nella zona del fondo «Carnevale». Periodo greco-classico, brettio-ellenistico, romano e tardoantico. ( II sec. a.C., V sec. d. C.).
Sul promontorio della località Torre di S. Maria di Ricadi sono stati trovati frammenti fittili di età diverse, evidenti segni di strutture abitative e muri di terrazzamenti di un vasto insediamento greco e tracce evidenti di un muraglione che dalla punta della contrada “Torre di Santa Maria” si allungano nel mare e che fa pensare ad un antico molo di attraccaggio.
In ogni caso il deposito di numerose anfore ed altri reperti venuti alla luce durante gli scavi fatti con ruspe per le nuove costruzioni abitative sorte in loco confermano l’esistenza di un porto molto attivo con scambio di merci.
Vasetti, orciuoli, lucerne ed una infinità di cocci di ceramica nera molto finemente lavorata si trovano conservati presso il Museo Nazionale di Reggio Calabria.