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I Catamisi, come i contadini prevedevano il meteo

I Catamisi e i Catamisicchji

I Catamìsi rappresentano un’antica usanza legata all’osservazione delle condizioni meteorologiche nei giorni intorno al Natale. Questa tradizione era particolarmente diffusa tra i contadini delle zone appenniniche e serviva a trarre auspici per l’anno agricolo. I Catamìsi comprendono i dodici giorni dal 13 al 24 dicembre, mentre i Catamisicchj si riferiscono ai dodici giorni dal 25 dicembre al 5 gennaio. Ogni giornata corrisponde simbolicamente a una metà di un mese del nuovo anno: un giorno di bel tempo preannuncia un mese favorevole, mentre il brutto tempo indica difficoltà. Il termine “Catamìsi” deriva dal greco e significa “mese giù e sopra Natale”.

L’origine della tradizione

La tradizione dei Catamìsi e dei Catamisicchj ha radici antiche ed è legata al giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre, che prima della riforma gregoriana segnava il giorno più corto dell’anno. Questo giorno era considerato il momento ideale per trarre auspici per l’anno a venire. La tradizione era molto sentita soprattutto nelle comunità agricole, dove il successo dei raccolti dipendeva strettamente dalle condizioni meteorologiche.

La notte del battesimo dei tempi

Dopo 24 giorni dedicati a osservazioni e appunti sul tempo, il contadino si preparava per la notte del 5 gennaio, chiamata “la notte del battesimo dei tempi”. Durante questa veglia, allo scoccare della mezzanotte, usciva a osservare il cielo. Le direzioni delle nubi e dei venti erano interpretate come segni per prevedere l’andamento dell’anno agricolo:

  • Vento da levante: auspicio positivo.
  • Vento da libeccio: cattivo presagio.
  • Vento da ponente: segno neutro, senza particolari indicazioni.

La leggenda dei giorni della merla

Un’altra tradizione popolare, legata al clima invernale, riguarda i giorni 29, 30 e 31 gennaio, detti “i giorni della merla”. Secondo la leggenda, questi giorni sono i più freddi dell’anno e spiegano l’origine del colore nero delle piume dei merli.

Si narra che un tempo i merli avessero piume bianche. Gennaio, infastidito dalle derisioni di una merla, si vendicò chiedendo a Febbraio tre giorni in prestito per scatenare una tempesta di neve. La merla, colta alla sprovvista, si rifugiò nel comignolo di un camino. Quando la tempesta finì, uscì dal suo rifugio con le piume annerite dal fumo, colore che da allora caratterizza la specie.

La storia della merla bianca

Secondo un’altra versione della leggenda, la merla un tempo aveva piume bianche e un becco giallo ed era ammirata da tutti gli uccelli. Gennaio, geloso della sua bellezza, la tormentava con il suo freddo. La merla, stanca delle continue gelate, accumulò provviste e si rifugiò al caldo per tutto il mese. Quando finalmente uscì, Gennaio non riuscì a colpirla, ma le sue piume erano diventate nere a causa del fumo.

Questa leggenda è legata a un’altra credenza popolare: se i giorni della merla sono freddi, la primavera sarà bella e mite; se invece sono caldi, la primavera arriverà in ritardo. Questo ricorda la tradizione americana del “giorno della marmotta”.