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Le antiche unità di misura dell’agricoltura calabrese

La lunga e complessa storia della regolamentazione dei pesi e delle misure nel Regno di Napoli, iniziata ufficialmente con l’editto del 1480 di Ferdinando I d’Aragona. Quest’editto cercava di unificare le misure usate nelle varie province del regno, eliminando le numerose unità locali che variavano non solo tra le province, ma anche tra località vicine. Nonostante l’ordine di standardizzazione, la frammentazione rimase, complicata dal sistema feudale e dalle difficoltà di applicazione, per cui le unità locali continuarono a prevalere.

Nel 1609, i comuni ricevettero il compito di vigilare sui pesi e le misure locali, ma questa iniziativa portò all’ulteriore proliferazione di unità differenti. La situazione rimase confusa fino alla fine del XVIII secolo, quando la Rivoluzione Francese introdusse il sistema metrico decimale, una svolta epocale per la misurazione standard. Tuttavia, l’adozione del sistema metrico incontrò molta resistenza sia in Francia che negli altri stati europei.

Nel Regno di Napoli, durante l’occupazione napoleonica, il governo di Murat tentò di razionalizzare i pesi e le misure adottando il sistema francese. Le riforme di Murat, seppure innovative, furono in gran parte abbandonate con il ritorno dei Borboni, che preferirono reintrodurre elementi del vecchio sistema aragonese. Il governo borbonico, pur cercando di modernizzare il sistema, rifiutò il sistema metrico francese, considerandolo una minaccia all’identità nazionale.

La situazione arrivò a una svolta con la legge del 1840, che cercò nuovamente di standardizzare i pesi e le misure in tutto il Regno di Napoli. La legge imponeva l’uso della progressione decimale in alcune aree, pur mantenendo altre caratteristiche tradizionali. Per esempio, il palmo napoletano fu mantenuto come unità base, ma suddiviso in decimi anziché nelle frazioni tradizionali. La legge, accompagnata da regolamenti esecutivi, introdusse nuovi standard per le misure di lunghezza, superficie, volume e peso, ma non riuscì a penetrare nell’uso quotidiano al di fuori degli atti pubblici.

Dopo l’unificazione italiana nel 1861, il sistema metrico decimale francese venne finalmente adottato su scala nazionale con la legge del 28 luglio 1861, imponendo un’uniformità che abolì le numerose unità locali. Il Regno d’Italia standardizzò definitivamente tutte le misure locali, rendendo superflui i tentativi precedenti del Regno di Napoli.

 

I NOMI E LE DIMENSIONI

  • Il Tomolo [‘U Tumulu]: corrispondeva a 50,5 litri;
  • Il Mezzo Tomolo [‘Menzu Tumulu’]: corrispondeva a 25,25 litri
  • Il Quarto [‘Nu Quartu i Tumulu’]: corrispondeva a 12,62 litri
  • Lo Stuppello [‘Nu Stuppellu’]: corrispondeva a 6,31 litri
  • La Minula [‘Na Minula’]: corrispondeva a 3,15 litri
  • La Mezza Minula [‘Menza Minula’]: corrispondeva a 1,57 litri