Il ponte Brace
La nascita del ponte della Brace, risale al finire dell’ottocento quando si doveva decidere il tracciato della linea ferroviaria. In quegli anni ci fu una grandissima disputa, tra le città di Tropea e Monteleone: entrambe rivendicavano il passaggio della strada ferrata e una stazione propria. Il quesito era se la ferrovia dovesse percorrere la via litoranea oppure quella interna, deviando dal fiume Angitola. Era in gioco il profitto economico, il prestigio, la ricchezza. I tropeani seppero essere uniti e determinati, risultando così vincenti dopo lunghe e appassionate battaglie. La base operativa fu il consiglio comunale presieduto dal sindaco Antonio Toraldo.
L’8 febbraio del 1884 con una seduta straordinaria l’organo comunale votò all’unanimità un’istanza da presentare al Governo del Re e al proseguire celermente i lavori della linea Eboli-Reggio Calabria, mantenendo inalterato il tracciato litoraneo come era stato stabilito fin dall’inizio. Per sventare gli attacchi della fazione avversa si ricorse ai più valenti tecnici ed esperti di tracciati ferroviari. Il resto lo fece l’indefessa opera dell’aristocratico Carlo Toraldo il quale, con i suoi frequentatissimi viaggi a Roma, riuscì a intessere un’abile opera persuasiva presso le autorità competenti e a svolgere un’attenta e prudente attività parlamentare all’interno della Camera dei Deputati.
La ferrovia era stata conclusa nel 1895, ma i lavori erano iniziati da circa dieci anni. Per la prima volta Reggio Calabria veniva direttamente collegata con Napoli e Roma e, attraverso la dorsale più importante del sistema ferroviario nazionale, con Firenze, Bologna e Milano.
Considerati i mezzi e le tecnologie dell’epoca, i tempi impiegati per la costruzione della linea furono relativamente brevi. Fra le imprese costruttrici si distinse la Calderai di Nicotera, che si aggiudicò la tratta Tropea-Ricadi-Gioia Tauro.
Nel 1894, i progetti furono esposti alla Mostra delle grandi opere ferroviarie che si tenne a Londra. In tale occasione tutti ebbero modo di notare il grande sforzo che era stato fatto per poter dotare anche l’Italia meridionale di una struttura ferroviaria adeguata.
La linea ferroviaria era servita per togliere la Calabria da un secolare isolamento, soprattutto la zona del Poro e della costa, dove alla scarsa viabilità si aggiungeva l’inclemenza del territorio costituito da monti e vallate difficili da percorrere. Quindi in queste zone, dall’altopiano fino al mare, il treno fu vissuto come un miracolo del tempo.
I tecnici dell’epoca si mostrarono all’altezza della situazione: opere veramente ardite, concepite con intelligenti architetture, si trovano ancora oggi lungo tutto il tracciato. Imponente fu lo sforzo tecnico e di uomini e mezzi con grandi sacrifici anche di vite umane. Quando il posto non consentiva il rifornimento agevole dei materiali, per permettere l’esecuzione dell’opera, furono mobilitate tutte le forze locali: dai muli, ai buoi, alle donne, tutti erano adibiti al trasporto dei materiali da costruzione.
Nel tratto ferroviario che va da Tropea fino a Ricadi, il tracciato della linea si insinuava a mezza costa serpeggiando a ridosso del mare ad una quota di settanta metri.
Di particolare imponenza, fra le opere realizzate nella tratta Tropea-Ricadi, fu il ponte sul torrente La Brace. Fu necessaria la costruzione di un viadotto a cui, negli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale, ne venne affiancato un altro in previsione di un raddoppio della linea. I due manufatti, sia pure di epoche diverse, erano stati eseguiti con cura e grande arte costruttiva. Le reazioni entusiastiche esprimevano la fede illuministica nel progresso e nelle capacità umane. Esse rappresentavano anche gli interessi dell’aristocrazia che accettava ben volentieri la novità in quanto permetteva movimenti più agevoli; le voci contrarie evidenziavano il timore di uno snaturamento dei luoghi e il desiderio quindi di rimanere ancorati alle certezze del passato.
Tali manifestazioni, comunque, erano entrambe espressione del turbamento profondo prodotto dal treno, congegno capace di sconvolgere i vecchi canoni del viaggiare.